Il massiccio montuoso del Catinaccio

Il massiccio (Rosengarten in tedesco) si trova fra la valle di Tires, la Val d’Ega e la trentina Val di Fassa, ed è conosciuto come uno dei luoghi migliori per vedere in tutto il suo incanto il fenomeno dell’enrosadira, il tipico colore rosa delle dolomiti al tramonto. Ma la magia di questo luogo è fatta anche di leggende, come quella del Re Laurino e dalla sua natura che regala cime oltre i 3.000, valichi, neve, prati fioriti, ferrate e zone boscose da scoprire.

Caratteristiche del gruppo montuoso

Il Catinaccio ha una superficie di 112 chilometri quadrati, una larghezza di 8 Km e lunghezza di 14 Km. Al suo interno svettano un numero elevatissimo di cime, di cui la più alta è l’Antermoia (3.004 m) mentre nel cuore del Rosengarten, svetta a 2.981 m la cima Catinaccio, che dà il nome all’intero massiccio. Fra le atre cime da ricordare ci sono le Torri del Vajolet, un insieme di 6 guglie calcaree, di cui la più alta con 2.813 è la denominata Torre Est. Ma il gruppo non è formato da soli cime e speroni di roccia, ma anche da bellissime balconate che danno sulle valli circostanti, come nella zona di Ciampeide, o proprio ai piedi delle Torri del Vojolet.

Escursioni alla scoperta dei panorami

Il modo migliore per toccare con mano la diversità di habitat, il susseguirsi di roccia e parte boschiva, a cui spesso seguono anche zone con prati, è quella di indossare il giusto abbigliamento e avventurarsi nei sentieri che di snodano lunghe i versanti. Un esempio di questo tipo di trekking è senza dubbio quello che partendo dal versante sud del gruppo, precisamente dal parcheggio di Malga Frommer (1.743 m), fa raggiungere in circa 1 ora e 30 minuti il Rifugio Fronza (2.337 m), con un dislivello di quasi 600 metri, il percorso è da ritenersi di difficoltà media, soprattutto in alcuni punti dove dopo alcuni parti in cui a dominare sono i verdi prati panoramici che si estendono sul versante, si trovano parti con ghiaia e in pendenza. Il ritorno è la medesima via, con un tempo di circa 1 ora, essendo in discesa.

Lago Antermoia nel cuore del Catinaccio

Nel lato trentino del gruppo, il Catinaccio conserva uno specchio d’acqua di origine glaciale, il lago di Antermoia. Questo bacino è uno dei pochi che, grazie al torrente Ruf de Udai che lo alimenta in estate, non si prosciuga, come avviene di solito per i laghi di origine glaciale. Proprio nei pressi del lago è possibile anche fare una pausa al Rifugio Antermoia (2.496), e sono entrambi raggiungibili dalla zona di Vigo di Fassa.

Salita verso le Torri Vajolet e Rifugio Santner

Si tratta di una delle zone di vetta più caratteristiche dell’intero gruppo, e più in generale fra le più rappresentative delle Dolomiti. Per raggiungerle occorre avere la giusta preparazione atletica, non soffrire di vertigini e l’abbigliamento tecnico adeguato. Si tratta di 12 chilometri totali e un dislivello impegnativo di 840 metri. Si parte dalla funivia Catinaccio e si raggiunge il Rifugio Ciampeide prima e Rifugio Vajolet poco dopo attraverso un bel sentiero sterrato e comodo. Superato questo punto il sentiero diventa un canalone roccioso che sale e che ci farà raggiungere il Rifugio Alberto, che ci permetterà di godere dello spettacolo scenario sulle Torri del Vaiolet. Il Catinaccio però non finisce mai di stupire, e mentre possiamo ancora rimanere a bocca aperta di fronte alla cima del Catinaccio, possiamo proseguire in salita per altri 15 minuti al Rifugio Satner, quota 2.734, da qui si domina l’intero versante del Gruppo. Per la discesa bisognerà non soffrire di vertigini ed essere ben allenati.

La roccia si tinge di rosa: l’enrosadira

Il fenomeno denominato enrosadira deriva dal ladino “diventare color rosa”, che è esattamente quello che sembra accadere alle dolomiti del Catinaccio durante il tramonto. Questa magia in realtà colpisce le dolomiti in generale ma sul Catinaccio spicca in modo particolarmente suggestivo. Ma qual è la causa di questo effetto ottico? I fattori sono due: da una parte dipende dalle condizioni climatiche, ovvero quando l’aria è particolarmente limpida, e l’atmosfera rimane senza punti di nebbia, i raggi del sole toccano la roccia in modo diretto senza filtri. Il secondo fattore è costituito proprio dalla riflettività delle pareti dolomitiche, ovvero magnesio e carbonato di calcio, diventano specchi che riflettono in modo particolare i raggi in quelle condizioni metereologiche, tingendo di rose le montagne.

Il re Laurino e il giardino di rose

Secondo invece la leggenda del Re Laurino, la spiegazione dell’enrosadira è da ricercare nella vicenda che lo vede protagonista, insieme al Re del Latemar. Quest’ultimo incuriosito dal bellissimo giardino delle rose de Re Laurino andò a vederlo da vicino, incontrando la figlia del Re dei nani. A quel punto se ne innamorò e decise di rapirla e portarla via con sé. A quel punto il Re Larino, su tutte le furie, se la prese con il giardino che aveva svelato la posizione del suo regno, e gli mando una maledizione per la quale di giorno e di notte nessun occhio umano avrebbe potuto scorgere il suo giardino di rose. Ma dimenticando alba e tramonto, rimasero gli unici momenti in cui le rose del giardino riflettono quei colori che tutti noi ammiriamo ancora oggi. Vi è anche un’altra versione della leggenda, e in entrambe rimane tutta la magia di un racconto arrivato fino ai giorni nostri che carica di suggestioni il volto del Catinaccio.

Il volto sciistico del massiccio

Sul versante trentino del Catinaccio, si estende la ski area Ciampeide, che con oltre 14 km di piste permette di vivere, sci ai piedi, la dimensione sportiva e nevosa del gruppo. Attraverso una seggiovia biposto è possibile raggiungere l’area sciistica, che comprende anche il grande Kinderpark, dove i bimbi possono vivere la gioia dello sport invernale con tanto di scuola di sci, gommoni, gonfiabili e altalene. Per i veri appassionati ed esperti vi è la pista dedicata ad Alberto Tomba, in grado di dare forti emozioni. Più facile la pista Thoeni che scende fino in paese.


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