Il massiccio dello Sciliar, fra natura, escursioni e leggende

Dal profilo inconfondibile, lo Sciliar è uno dei simboli più noti della regione. Grazie alla sua sagoma, che svetta a 2.563 metri e al vicino altopiano dell’Alpe di Siusi , rimane uno dei luoghi imperdibili per coloro che amano le escursioni, le arrampicate o semplicemente per chi ama la montagna e i suoi scorci da togliere il fiato.

Caratteristiche del massiccio: fra Santner e Rifugio Bolzano

Si trova proprio nel cuore del Parco naturale dello Sciliar-Catinaccio, ed è caratterizzato dal suo vasto pianoro, all’incredibile quota di 2.457. Grazie a recenti studi su pollini e sui terreni, si è stabilito che l’altopiano veniva utilizzato già nell’età del bronzo per rituali di culto e per far pascolare il bestiame. Nel periodo glaciale le pareti emergevano dai ghiacciai, e questo permise alla flora presente su di esse di continuare a sopravvivere anche in quell’era. Un tipo di fenomeno che non accade spesso nelle dolomiti. Il punto più alto è la cima Petz, a 2.563 m di quota, mentre sul pianoro sommitale è possibile vivere uno dei tanti percorsi panoramici, contando anche sulla presenza del rifugio Bolzano. Da lì raggiungere la vista della Punta Santner è semplice, e sicuramente di grande impatto visivo. Si tratta della guglia dolomitica che deve il nome allo scalatore che per primo giunse in vetta. Proprio affianco ad essa, si erge Punta Euringer, a 2.394 metri.  Il profilo delle due guglie vicino al piano del massiccio dello Sciliar, sono il simbolo dell’intera zona. La formazione del massiccio è fatta risalire al periodo del Triassico. In particolare, sui sedimenti rocciosi sono presenti componenti di origine vulcanica sottomarine, risalenti al periodo antecedente alla formazione del mediterraneo.

Escursioni che portano su in cima

Per vivere l’altopiano dello Sciliar, e le sue guglie inconfondibili, ci sono varie alternative. Una di queste è quella che parte dal parcheggio di Campaccio e in 3 ore e 30 minuti circa arriva sullo Sciliar, più precisamente a Malga Saltner prima e al rifugio Bolzano poco dopo. Il cammino permette inizialmente di attraversare la parte boschiva e quella dei prati fioriti (anche per questo si consiglia per cui di scegliere il periodo che va da giugno a settembre). La seconda parte è caratterizzate dal “Sentiero dei Turisti”, fatto da una serie di serpentine che si arrampicano sul versante nord-ovest del Massiccio dello Sciliar, nel quale non è raro imbattersi nella fauna del posto, come le marmotte. Superata questa parte si giunge sui prati del pianoro con i suoi prati, panorami unici e i rifugi Bolzano e Saltner nelle vicinanze. Se dopo una pausa dentro ai rifugi, si vuole proseguire per altri 20 minuti, si può giungere alla croce della cima Pez, altrimenti bisognerà solo rifare il percorso al contrario, per tornare al nostro punto di partenza. Un’alternativa per giungere sul pianoro del massiccio, sempre molto impegnativa, è quella di partire dal Laghetto di Fiè , anche in questo caso il cammino è di circa 3:30, che permetterà di giungere al rifugio Bolzano, questa volta attraversando il versante meridionale dello Sciliar, ammirandone una gola e passando dalla malga Sessel. Per il ritorno si farà lo stesso percorso dell’andata, coprendo a quel punto l’intera lunghezza del sentiero di 16,5 chilometri, in circa 7 ore.

Arrampicate sulle rocce del gruppo

Già sul finire del 1800 le vette dello Sciliar attiravano gli alpinisti e gli scalatori dell’epoca, sia per lo scenario incredibile in cui si trovavano, ma soprattutto perché sembrava impossibile poterle conquistare. Nel 1880 infatti, il giovane alpinista Johann Santner riuscì nell’impresa di scalare per primo la cima che oggi porta il suo nome. Lo stesso fece nel 1984 Gustav Euringer sulla seconda guglia, proprio vicino alla Santner. E via via fino al 1929 furono conquistate da altri prestanti scalatori il Monte Castello, il Gabels Mull e il Schlernkind.

Sulle orme di quegli intrepidi scalatori, ancora oggi le sue pareti vengono sfidate da veri esperti della disciplina, che trovano nelle rocce dello Sciliar un impegnativo banco di prova.

Streghe dello Sciliar

L’intera zona dello Sciliar è accompagnata da storie e leggende che riguardano il mondo delle streghe. In particolare, tutta la parte dell’altopiano sarebbe stata un luogo di ritrovo per riti propiziatori, dove le streghe potevano praticarli lontano da occhi indiscreti. Su questa leggenda si basa il fantasioso racconto del pastore Hansel, secondo il quale avendo avvistato proprio su quelle alture la sagoma di una strega fra le nuvole, sparò con il suo fucile un colpo che fece precipitare la malcapitata. La vista di quella scena procurò al pastore uno stato onirico che lo colpì per anni. Diversa invece è la figura fantasiosa della strega Martha, che accompagna i bambini a scoprire il lato magico di questi racconti. A ben vedere tutte queste storie ruotano intorno a delle figure che tristemente sono state realmente perseguitate nel medioevo, processate nei dintorni del vicino Castel Presule.

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