Il Vallo Alpino in Alto Adige
Il Vallo Alpino in Alto Adige è un complesso sistema di fortificazioni che fa parte del Vallo Alpino del Littorio, un’opera di difesa commissionata da Mussolini durante il secondo conflitto mondiale per proteggere l’Italia dai paesi confinanti, come la Francia, la Svizzera, l’Austria e la Jugoslavia. La parola “vallo” deriva da un’antica costruzione di difesa romana, detta “vallum”.
La realizzazione del Vallo Alpino in Alto Adige, anche se non fu mai terminata, avvenne in tempi celeri tra il 1939 e il 1943, per difendere l’Italia da un’eventuale invasione dei propri alleati, che avevano già conquistato il territorio austriaco. Il Vallo fu soprannominato dalla popolazione locale “Linea Non Mi Fido”, con esplicito riferimento sarcastico alla Linea Sigfrido, linea di confine tra Francia e Germania.
Il Vallo in Alto Adige era suddiviso in tre settori: il XIII Settore di Copertura Venosta, Il XIV Settore di Copertura Isarco e il XV Settore di Copertura Pusteria. Ogni settore era costituito da tre "sistemi di arresto". Ogni sistema aveva le sue diverse "direttrici". Ogni direttrice, tre erano le principali, aveva il suo numero di "sbarramenti". Le direttrici, che rispecchiavano le vie principali per una probabile invasione, erano:
- il passo del Brennero con la valle Isarco;
- la sella di Dobbiaco con la val Pusteria;
- il passo Resia con la val Venosta e la val d’Adige.
Queste valli confluivano verso la città di Bolzano, dove era previsto un grande sbarramento finale, a forma di doppio arco convesso, noto come lo sbarramento Bolzano Sud, che comprendeva 64 sistemi difensivi, passando da castel Flavon, castel Firmiano e Predonico.
Dal 1948 al 1992, in ambito NATO, furono utilizzate alcune strutture del Vallo Alpino. Attualmente questo sistema difensivo, che dal 1999 appartiene alla Provincia di Bolzano, viene usato dai contadini come cantina o deposito e in altri casi, alcuni bunker, sono stati trasformati in sede per musei.